Il capolavoro di Vincent Van Gogh rappresenta con estrema precisione un fenomeno atmosferico; a dirlo gli scienziati che ne hanno studiato le pennellate.
I libri di storia dell’arte e i critici di settore ci hanno spinto a vedere la Notte stellata di Vincent Van Gogh come il quadro che rappresenta il viaggio introspettivo del pittore tormentato. Più che una rappresentazione della realtà, la tela dipinta una notte del 1889 poco prima che albeggiasse nella sua stanza del manicomio di Saint-Remy-de Provence è la rappresentazione del male interiore che ha condizionato la vita dell’artista fino a portalo alla morte.
La dimostrazione di questo sarebbe espressa dalle pennellate con cui Van Gogh ricrea aloni di luci intorno alle stelle, alla Luna e Venere. Pennellate che si fanno turbinio e che rimandano al senso di solitudine ed inquietudine provate dall’artista, che in quel momento aveva già superato l’apice del suo successo ed era alla fine dei suoi giorni -del resto parliamo di una delle sue ultime opere. Van Gogh morirà infatti un anno più tardi.
E se vi dicessimo che oltre al simbolismo interiore dell’opera, la Notte stellata riesce anche a rappresentare con estrema precisione un evento atmosferico?
Le turbolenze atmosferiche della Notte stellata
Probabilmente è vero che Van Gogh ispirandosi a quello che riusciva a vedere dalla finestrella della sua stanza di manicomio non voleva rappresentare la realtà quanto piuttosto prendere spunto da questa per mettere su tela il suo tormento, eppure nonostante le intenzione, la Notte stellata riesce a rappresentare con molta precisioni le leggi che regolano i moti dell’atmosfera nella fluidodinamica.
A dirlo un gruppo di scienziati francesi e cinesi, esperti proprio in dinamica dei fluidi, ha studiato la tela esposta al MoMA di New York e ritiene che i movimenti dell’aria e della luce realizzati da Van Gogh sia così convincente e realistico da volerne testare la credibilità scientifica. I ricercatori -che hanno pubblicato i risultati sulla rivista di settore– hanno riconosciuto la turbolenza nascosta del dipinto analizzandolo in una serie di immagini digitali, confrontando le dimensioni delle pennellate con quelle che avrebbero dovuto avere se avessero risposto alle teorie che spiegano le turbolenze atmosferiche.
Il risultato? Esaminando la forma e parametri come la luminosità sono riusciti a ricostruire il movimento fisico dell’aria e l’energia cinetica invisibile raffigurata nel dipinto. Insomma una tela che è sì una rappresentazione interiore ma che è anche scientificamente perfetta.
Genio artistico o studio forsennato?
Un esame più che a pieni voti per l’artista olandese che deve aver studiato e anche molto bene i fenomeni atmosferici, o quanto meno avere avuto la capacità innata di interiorizzarli, per riuscire a rappresentarli così bene. Lo spiega molto bene Yongxiang Huang, autore della ricerca, che afferma come due siano le alternative possibili: o lo studio minuzioso dei fenomeni o “un innato senso di come catturare il dinamismo del cielo“.